A sostegno di questa mia tesi vi propongo un breve brano tratto da un racconto di Joan Great.
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Durante tutti gli anni della sua adolescenza , ogni qual volta la vita la faceva sentire inquieta, Eli si rifugiava nella piccola costruzione inutilizzata che stava a qualche decina di metri dalla casa.
Era un unico locale con i muri di mattoni rossi che facevano capolino dall'intonaco scrostato e ingrigito, con le travi del tetto in legno ammalorato e un'inaspettata e recente putrella tinta di blu, con il pavimento a doghe di cirmolo ormai sconnesse ma magnificamente odorose.
Non c'era illuminazione ma la notte era sufficiente il raggio di luce proveniente dal lampione esterno che si insinuava nell'unica piccola finestra lassù in alto sulla parete di fondo.
Nessun arredo.
Inebriante il profumo del legno un po' ammuffito che si respirava, non troppo ruvida la superficie dei mattoni contro cui Eli si appoggiava per ore quando valeva la pena essere sola con le sue emozioni.
Quel luogo la avvolgeva con i suoi materiali antichi, i suoi odori, le sue ombre. La proteggeva, le dava la carica per affrontare i momenti difficili.
E anche adesso, in questa notte così tormentata in cui è in gioco il suo futuro, in cui l'ansia è incontrollabile e impossibile è dormire nel proprio letto, sola in questo luogo vuoto tutto suo, seduta in terra, appoggiata ai vecchi mattoni e respirando il profumo del legno antico, riesce a trovare quiete e a credere che un domani felice forse comunque ci sarà.
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